Attacchi di panico Busto Arsizio. In questo articolo propongo una lettura del panico che tralascia volutamente le sue manifestazioni sintomatiche; l’intento è di far avvicinare il lettore a questo disturbo tanto conosciuto e temuto nella nostra epoca, perché possa comprenderlo come un “messaggio” che il corpo invia alla psiche, come un’OPPORTUNITA’ DI CRESCITA e non come “mostro” da rifuggire a tutti i costi!
Il panico è infatti uno dei sintomi più invalidanti nella vita della persona che si trova a doverlo fronteggiare. E’ causa di grande angoscia, immobilità, impotenza, di vissuti che comportano una “crisi” descritta e sentita come una “esperienza di morte”; durante gli Attacchi di panico Busto Arsizio non siamo più padroni del nostro corpo, siamo colpiti da improvviso terrore che si associa spesso ad una paura di perdere il controllo e di impazzire, oltre che a sintomi somatici come tachicardia, mancanza d’aria, sudorazione. Una tale descrizione di questo disturbo, ovviamente, spaventa.
Perciò, per non allarmarsi troppo è necessario conoscerlo ed è utile partire dall’origine etimologica della parola ‘panico’ derivante dal nome del dio greco Pan: secondo il mito Pan era un Dio dall’aspetto terrificante per metà uomo e per metà animale dal pelo ispido, con corna e zoccoli caprini. Era il dio greco dei luoghi incontaminati, della natura, dei boschi profondi e densi, dei passi di montagna e delle valli inaccessibili. Era frequentemente associato a colline selvagge, grotte deserte e remote, luoghi solitari. I suoni che inducono terrore, gli echi profondi, che accendevano angosce e paure vissute in questi luoghi, hanno finito per essere attribuite direttamente al dio che li governava.
Con questo aspetto e con le sue urla spaventose, Pan incuteva grande terrore nei viandanti da cui si sentiva infastidito. In modo analogo, il panico riflette in chi lo prova un senso di terrore improvviso, uno stato selvaggio e irrazionale di paura, una perdita di coscienza.
Pan è fanatico, inarrestabile, terrorizza, aggredisce all’improvviso, semina panico, stupra, genera gli incubi. Ma Pan è anche colui che “abita le dolci vallate” e, oltre ad essere rappresentato con un corpo da capro, sporco, irsuto, fallico, è anche dotato di corna levigate, simbolo di elevazione spirituale. E’ quindi sintesi di opposti, contiene gli istinti che più ci turbano e ci spaventano, ma al tempo stesso è portatore di aspetti salvifici. Pan minaccia e terrorizza, Pan protegge e salva: nella psiche gli opposti sono sempre racchiusi l’uno nell’altro.
Proviamo quindi a esplorare entrambe le polarità del panico.
..QUELLA CHE MINACCIA E TERRORIZZA..
Chi soffre di Attacchi di panico Busto Arsizio, così come il viandante del mito, avverte di essere completamente in balia della violenza tipica della natura: si perde il controllo, crollano le certezze, non ci sono punti fermi a cui appigliarsi, tutto sembra frantumarsi, si avverte una generalizzata instabilità e spesso anche una mancanza di senso.
Come mai si scatena questa “forza della natura”?
Proviamo a partire dai significati e dalle connotazioni della PAURA e dell’ANGOSCIA
Come scrive James Hillman, psicologo ed analista junghiano, “Il panico si presenta con due facce: vissuto esternamente in rapporto ad uno stimolo e chiamato paura; trattenuto dentro in assenza di stimoli accertati e chiamato angoscia. La paura ha un oggetto; l’angoscia ne è priva.” Può esserci paura panica, una fuga precipitosa o può esserci un’angoscia panica, come in un incubo.
La paura è un istinto arcaico fondamentale. È un meccanismo fisiologico di difesa. Negli attacchi di panico però l’oggetto della paura può non essere chiaro e l’angoscia prende il sopravvento.. invade tutto il corpo, paralizza, toglie il fiato e fa scoppiare il cuore nel petto. L’impossibilità per il nostro Io di trovare la causa dalle sue paure terrorizza ancora di più.
Questo è uno dei motivi per cui il panico incute grande timore in chi lo vive.. l’angoscia non ha volto, né motivazioni facili da comprendere.
Al contempo però il panico può offrire un grande aiuto per chi riesce ad ascoltare anche la voce del suo polo opposto, quella “che salva”!
.. E QUELLA CHE PROTEGGE E SALVA..
Per avvicinarci ad una lettura positiva del panico torniamo ancora una volta al mito. Le azioni del Dio Pan hanno carattere ermetico, celano messaggi e in modo analogo anche negli Attacchi di panico Busto Arsizio si celano messaggi: costringono le persone a “vedere” ciò che le terrorizza e le fa soffrire, a entrare in contatto con l’inconscio, con l’ignoto, a incontrare la propria Ombra.
E per quanto spaventoso tale incontro possa essere, offre una via per trasformare il cieco istintuale panico, in conoscenza di sé.
Reprimere Pan, non ascoltare il messaggio del panico, significa perdere il nostro istinto più vitale e creativo e la natura dentro di noi. Così come non abbiamo paura di osservare la natura che ci circonda, anche nelle sue manifestazioni più spaventose, dovremo poterci avvicinare, con i dovuti strumenti e le dovute protezioni, alla natura dentro di noi.
Nel mio lavoro di analista ritengo perciò che sia profondamente necessario avvicinare questo disturbo non solo risolvendo i sintomi che comporta, ma sopratutto ascoltando i messaggi che cela; solo così si potranno “risolvere” i suoi enigmi, le sue complessità, le sue manifestazioni “mostruose”.